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Vedere il futuro attraverso il vetro. Filiere, occupazione e sostenibilità

Chi c’era e cosa si è detto al convegno “Il Futuro attraverso il vetro” promosso da Assovetro, sulle opportunità di investire nell’industria del vetro italiana e nella sua decarbonizzazione, organizzato in collaborazione con il Cnel

Gli investimenti sostenibili nell’industria del vetro sono convenienti sia economicamente che ambientalmente. Lo sostiene uno studio condotto da Open Impact e presentato oggi al Cnel in un convegno organizzato da Assovetro.

Con un investimento di 10,7 miliardi si potrebbe generare, infatti, un ritorno sociale, economico e ambientale pari a oltre 27 miliardi. In dettaglio 12,2 miliardi nel sociale (il 45%); 10,8 miliardi in economia (40%); 4,2 miliardi per l’ambiente (15%).

Lo studio si basa su una metodologia innovativa Social Return on Investment (Sroi) che, applicata alla filiera del vetro, ha dato risultati ampiamente positivi: per ogni euro investito in Italia si genererebbero 2,5 euro di valore positivo in termini ambientali, sociali ed economici.

In Italia l’industria del vetro è presente, caso unico in Europa, con tutte le produzioni e serve numerose imprese del made in Italy: vetro piano per auto, per edilizia e per arredi e mobili, vetro cavo per imballaggi alimentari, per cosmetici, per la farmaceutica, vetri termici, fibre di vetro per rinforzo e isolamento. Il settore può contare su circa 60 stabilimenti e 32 aziende  di produzione di grandi dimensioni, oltre a circa 300 aziende di trasformazione e 30 mila addetti.

“Il vetro è centrale per sostenere la transizione – ha dichiarato il presidente di Assovetro Marco Ravasi – e può  farlo con ritorni sociali, ambientali ed economici più che positivi, dimostrando che la transizione dell’economia in senso verde e circolare può essere un volano di sviluppo, soprattutto se affrontata senza pregiudizi, ma piuttosto scegliendo le opzioni più efficaci per conseguire gli obiettivi che ci si prefigge”.

“Il caso della filiera del vetro – ha aggiunto Tiziano Treu, presidente del Cnel – può rappresentare un modello per la transizione verde e dimostra come investire in sostenibilità sia premiante sia in termini di occupazione, favorendo i cosiddetti green job, sia più in generale da un punto di vista economico e sociale”.

“Il valore degli investimenti in decarbonizzazione sarebbe massiccio, si legge in una nota: circa otto miliardi di euro nella produzione e consumo di vettori energetici verdi. Ancora più rilevante l’impatto sociale che da solo equivarrebbe a 12,2 miliardi per un settore che già oggi impiega, con posizioni stabili e di alta specializzazione, circa 30 mila dipendenti”.

In una prospettiva temporale al 2050, che prevede un aumento della produzione di vetro dalle attuali 6 milioni e mezzo di tonnellate ai 9 milioni e mezzo con un aumento conseguente di occupazione e capacità produttiva, lo studio ipotizza i necessari interventi specifici. In particolare, “il ritorno da un punto di vista sociale è di 12,2 miliardi e 8,7 miliardi l’investimento in termini ambientali”. La decarbonizzazione della produzione di vetro ha ricadute positive su tutto il settore e abilita la trasformazione di tutta l’economia (costruzioni e agroalimentare) in senso circolare, permettendo così a tutto il sistema produttivo italiano di raggiungere una maggiore resilienza. “Risulta, dunque, necessario favorire il processo di decarbonizzazione della filiera del vetro attraverso manovre e incentivi che supportino le aziende e che agevolino i consumatori verso scelte più responsabili”.

Nei circa 8 miliardi previsti per la decarbonizzazione sono stati considerati tutti gli investimenti per l’efficientamento energetico, l’elettrificazione, l’idrogeno, il biometano e il riciclo. Per l’efficientamento energetico degli edifici per la sostituzione di infissi, gli investimenti pari a poco più di un miliardo dovranno finanziare l’ampliamento degli impianti al 2040. Stesso investimento per la costruzione di nuovi impianti in considerazione dell’aumento della domanda di vetro cavo. Per il riutilizzo degli imballaggi l’investimento di 600 milioni dovrà servire per nuovi forni. In tutto si genereranno oltre 5 mila posti di lavoro.

Occorre evidenziare, come ricorda lo studio, il rilevante impatto che lo Sroi dell’industria del vetro ha su alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: acqua pulita e servizi igienico sanitari (investimento 3,7 milioni; impatto 53,5 milioni); energia pulita e accessibile (investimento 500 milioni; impatto 7 miliardi);  lavoro dignitoso e crescita economica (investimento 1,2 miliardi; impatto 12,2 miliardi); consumo e produzione responsabili (investimento 327 milioni; impatto 3,8 miliardi); lotta contro il cambiamento climatico (investimento 8,7 miliardi; impatto 4,1 miliardi).

In un messaggio inviato agli organizzatori la viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava ha sottolineato l’importanza dell’industria del vetro nell’economia manifatturiera del Paese e ne ha delineato il ruolo da protagonista nella transizione energetica. “Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha scritto la Gava – il ministero già ora dispone di preziosi strumenti per sostenere gli investimenti delle imprese. E’ di prossima pubblicazione l’avviso pubblico per l’assegnazione di due miliardi di euro per la progressiva de carbonizzazione del processo produttivo di alcuni comparti, come l’industria dell’acciaio, del trasporto merci, del cemento, della ceramica e del vetro”.

“In questo contesto – ha concluso la viceministro – il vetro rappresenta una risorsa estremamente versatile: un materiale permanente, unico imballaggio riutilizzabile e riciclabile all’infinito, riducendo gli sprechi, abbattendo le emissioni di CO2 e risparmiando materie prime”.

Guardare al futuro e alle ambiziose scadenze dettate dalla normativa europea è quanto l’intero comparto del vetro si prefigge. La crisi energetica, le problematiche legate alla tutela del pianeta, le normative sempre più stringenti comporteranno investimenti per adeguare i processi produttivi e alimentare la ricerca per nuove soluzione tecnologiche. Il settore continuerà ad investire per la decarbonizzazione, ma chiede di poterlo fare all’interno di “una cornice di interventi chiari e programmati che riguardino anche la produzione e il trasporto di energia verde a costi accessibili per preservare la competitività delle produzioni nazionali”.

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